LE TRANSAZIONI E LE OPZIONI
Nell’accennare qui al grande tema delle transazioni umane, cioè al come le persone si relazionano le une con le altre, non posso fare a meno di rimandare alla lettura del libro di Berne dal titolo “Ciao!”…E poi? (1964).
Il libro tratta della psicologia del destino umano a partire dalla semplice domanda racchiusa nel titolo. Così inizia Berne nella sua introduzione a proposito del “Cosa dici dopo aver salutato?”: “Questa domanda infantile, apparentemente così ingenua e priva della profondità che ci si attende da una ricerca scientifica, in realtà porta con sé tutti i problemi che sono alla base del vivere umano, e tutti i problemi fondamentali delle scienze sociali. […] In essa è implicita sia la principale domanda della psicologia sociale: ‘Perché la gente si parla?’, sia la principale domanda della psichiatria sociale: ‘Perché alla gente piace piacere?’.” (Berne, 1964; pag. 11).
Ecco, incontrare una persona che ci dice “Ciao!” (primo stimolo transazionale) ci porterà a rispondere a nostra volta un qualcosa del tipo “Come va?” o altro ancora (risposta transazionale). Questa è una semplice transazione che può innescare una catena di transazioni, come avviene continuamente nella nostra quotidianità.
L’analisi delle transazioni in A.T. avviene utilizzando il modello degli stati dell’Io, ricavando una distinzione tra i tipi di transazione possibili e delle regole della comunicazione. Vediamole brevemente attraverso degli esempi, che chiaramente non saranno esaustivi, ma serviranno a farsi un’idea concreta.
Anna: “Andiamo al mare oggi?” (stimolo transazionale dallo stato dell’Io Adulto)
Rita: “Certo; passo a prenderti dopo pranzo.” (risposta transazionale dallo stato dell’Io Adulto)
Francesco: “Scordatelo! Non ci penso proprio ad accompagnarti dalla tua amichetta. Se almeno tu ti fossi comportato come si deve!” (stato dell’Io Genitore indirizzato al Bambino)
Fabio: “Ti prego, non posso andarci da solo a piedi. Farò tutto quello che mi chiedi, lo prometto.” (stato dell’Io Bambino rivolto al Genitore)
Possiamo notare la rappresentazione grafica che evidenzia gli stati dell’Io di entrambi, con una freccia che va dallo stato dell’Io della persona da cui parte lo stimolo allo stato dell’Io a cui è indirizzato nell’altra persona. I due esempi rappresentano delle transazioni complementari, dove lo stato dell’Io cui ci si rivolge è quello che risponde. Come si può vedere nella rappresentazione grafica, i vettori transazionali sono paralleli. Sono transazioni prevedibili e che potrebbero continuare all’infinito e questo determina la prima regola della comunicazione: “Fintantoché le transazioni rimangono complementari, la comunicazione può continuare indefinitamente.” (Stewart e Joines, pag. 89).
Paolo: “Che facciamo questo pomeriggio?” (stimolo transazionale dallo stato dell’Io Adulto che si rivolge all’Adulto)
Davide: “Intanto vedi di non rompermi le scatole, te e le tue solite domande insensate!” (risposta transazionale dallo stato dell’Io Genitore che si rivolge al Bambino)
Elena: “Ubbidisci e fà subito quello che ti ho detto!” (stato dell’Io Genitore indirizzato al Bambino)
Greta: “Ma fammi il piacere … tu comandi meno di zero, sei una buona a nulla!”(stato dell’Io Genitore indirizzato al Bambino)
I due esempi rappresentano delle transazioni incrociate, dove lo stato dell’Io cui ci si rivolge non è quello che risponde e i vettori transazionali non sono in tal caso paralleli, bensì si incrociano. La seconda regola della comunicazione dice che “Quando una transazione è incrociata si ha un’interruzione nella comunicazione e una o entrambe le persone dovrà cambiare stato dell’Io affinché la comunicazione possa essere ristabilita.” (Stewart e Joines, pag. 92).
Giada e Alessio hanno appena finito la loro cenetta al ristorante e Alessio si rivolge a Giada con fare malizioso e le dice: “Visto che ho la casa libera, ti va di venire da me ad ascoltare l’ultimo cd che ho comprato di cui ti parlavo poco fa?” (stimolo transazionale che parte dall’Adulto e indirizzato all’Adulto di Giada a livello sociale). Il messaggio nascosto implicito è: “Stiamo un po’ insieme io e te, così ci divertiamo” (a livello psicologico lo stimolo parte dal Bambino ed è rivolto al Bambino di Giada).
Giada facendo gli occhi dolci a Alessio risponde: “Certo, mi piacerebbe proprio ascoltare il tuo nuovo cd!” (stimolo transazionale che parte dall’Adulto e indirizzato all’Adulto di Alessio a livello sociale). Il messaggio nascosto implicito è: “Sì, stiamo soli io e te tutta la notte” (a livello psicologico lo stimolo parte dal Bambino ed è rivolto al Bambino di Alessio).
Come si può vedere dal grafico, il messaggio comunicato verbalmente è rappresentato dalle frecce da Adulto a Adulto; mentre il messaggio implicito ulteriore è rappresentato dalle frecce con linea tratteggiata che vanno da Bambino a Bambino. Questa transazione viene detta transazione ulteriore duplice.
Il commesso si rivolge alla sua cliente mostrandole due abiti diversi sia per qualità che per prezzo e, dopo averle lanciato uno sguardo in certo senso compassionevole, le dice: “Beh, quest’abito qui è davvero bello ed elegante, ma forse è troppo costoso per lei” e la giovane donna risponde prontamente: “Sì lo prendo!” con aria quasi di sfida e piena di orgoglio, pur svuotando tutto il suo portafoglio. In questo caso, il commesso ha inviato un messaggio a livello sociale dal suo Adulto all’Adulto della signora, ma a livello psicologico il messaggio era rivolto al Bambino della cliente per invitarla ad agire d’impulso. La signora risponde alla sfida implicita e si lancia in un acquisto che non avrebbe fatto altrimenti, quindi risponde dal suo stato dell’Io Bambino appena sollecitato. Questa transazione viene detta transazione ulteriore angolare.
La terza regola della comunicazione dice che: “L’esito in termini comportamentali di una transazione ulteriore è determinato a livello psicologico e non a quello sociale.” (Stewart e Joines, pag. 96).
Tutte le transazioni portano con sé un piano psicologico eppure soltanto nelle transazioni ulteriori il livello sociale e quello psicologico non coincidono e da ciò si crea un’incongruenza. I messaggi psicologici viaggiano generalmente su canali diversi rispetto a quello verbale: l’espressione del volto, il tono della voce, la gestualità, la postura e talvolta passano per vie ancor più sottili come la respirazione, la palpitazione, la tensione muscolare, ecc.
Chiaramente non esistono transazioni di per sé buone o cattive. Sono le emozioni che proviamo e di cui è utile renderci consapevoli, che possono guidarci nel relazionarci al meglio con noi stessi e con gli altri. Sentirsi responsabili delle proprie emozioni, dei propri sentimenti e atteggiamenti ci permette di scegliere se accettare o meno lo stimolo ulteriore che ci viene inviato e ci permette di rispondere con lo stato dell’Io che riteniamo più adatto. Negli esempi riportati sopra, se io sono Giada e non ho voglia di ritrovarmi in una situazione di intimità con Alessio, potrò semplicemente declinare il suo invito o riformularlo in qualcosa che piace anche a me. Allo stesso modo, se io sono la cliente posso prendere atto dell’incongruenza tra il messaggio verbale e non verbale che mi ha inviato il commesso e decidere liberamente per l’acquisto dell’abito che mi piace e che posso permettermi di pagare, senza raccogliere la sfida.
Spesso talvolta tendiamo a dire e a credere che gli altri ci facciano sentire in un certo modo o in un certo altro e così facendo perdiamo il nostro potere e il nostro senso di responsabilità che significa appunto capacità di rispondere. È importante allora riprendersi il sentimento di valere, il sentirci OK con noi stessi e con il mondo indipendentemente da cosa gli altri fanno o dicono. Ritornando all’esempio di prima del commesso, se io riconosco il mio valore come persona pur non avendo uno stipendio che mi permetta di acquistare un abito così costoso, non mi farò agganciare all’amo lanciato dal commesso che ha solo l’interesse di vedere aumentata la sua provvigione a fine mese. Se dopo la battuta del commesso, percepisco un sentimento di non valere abbastanza e di inferiorità rispetto ad altri, potrò prendermi la responsabilità di ciò che sento che sicuramente è legato a eventi importanti della mia vita passata, discernerli rispetto al presente e prendermi la libertà di scegliere con il mio Adulto ben funzionante come rispondere in quel momento al commesso. Per esempio potrei usare un po’ di autoironia, attivare il mio Bambino Libero dicendo sorridendo: “Eh mi piacerebbe potermi permettere un abito del genere! Se dovessi vincere alla lotteria, ci farò un pensierino!”
Stephen Karpman si è proprio interessato a studiare queste modalità di cambiare le transazioni trasformando la comunicazione in modo più costruttivo e funzionale. Karpman parla a questo proposito di opzioni che ciascuno può imparare ad esercitare modificando lo stato dell’Io dal quale risponde, incrociando una transazione o cambiando l’argomento della conversazione.
Bibliografia
Berne E. (1961), Analisi transazionale e psicoterapia: un sistema di psichiatria sociale e individuale, Astrolabio, Roma, 1971.
Berne E. (1964), “Ciao!”…E poi?, Bompiani, Milano, 2000.
Karpman S. (1971), Options, in Transactional Analysis Journal 1, 1, pag. 79-87.
Mastromarino R. e Scoliere M., Introduzione all’Analisi Transazionale: “Il modello 101”, IFREP, Roma, 1999.
Stewart I. e Joines V. (1987), L’Analisi Transazionale: guida alla psicologia dei rapporti umani, Garzanti, Milano, 2000.
Woollams S. e Brown M. (1978), Analisi Transazionale: psicoterapia della persona e delle relazioni, Cittadella, Assisi, 1990.1