MODELLI TEORICI DI RIFERIMENTO

 

Prima di delineare brevemente i modelli teorici di riferimento nella mia attività professionale, è utile ricordare che esistono numerosi modelli teorici nella psicoterapia. D’altronde come potrebbe essere diversamente? Il desiderio di esplorare e conoscere la complessità della natura umana non può certo limitarsi ad accettare come valido in assoluto e perciò esaustivo un modello teorico piuttosto che un altro.

Abbiamo quindi a disposizione molte “mappe” diverse, più o meno integrabili l’una con l’altra, di quello che è il vasto “territorio” dell’esperienza umana.

Le mie radici in questo senso affondano nell’orientamento della scuola di specializzazione che ho fatto negli anni 2002-2006.

Questa scuola segue un modello umanistico personalistico integrato con riferimento ai seguenti modelli: esperienziale, comportamentale, cognitivo, interpersonale e psicodinamico, con particolare focalizzazione sull’Analisi Transazionale secondo la visione ridecisionale.

Provo a spiegare brevemente il significato di queste parole complesse, per lo più adatte ad essere comprese tra gli addetti ai lavori e che possono generare sconforto e confusione tra le persone comunemente al di fuori di questo settore.

Seguire un modello umanistico personalistico significa mettere al centro la persona, rispettandone la libertà e riconoscendone la responsabilità, cioè la capacità di rispondere nei propri confronti e nei confronti degli altri. Significa vivere il rapporto con la persona che pure fa una richiesta di aiuto, assolutamente paritario sul piano umano e dove terapeuta e paziente si impegnano di comune accordo a co-costruire il percorso terapeutico, ciascuno responsabile delle proprie risorse e competenze. Il cliente è certamente il miglior esperto di se stesso, dal momento che si impegna a guardare onestamente dentro di sé e a rendere partecipe il terapeuta di pensieri, emozioni, sensazioni, sentimenti, fantasie, comportamenti e quant’altro reputi degno di nota. Il terapeuta mette a disposizione del cliente la sua umanità e gli strumenti tecnici appresi, per facilitare il percorso di consapevolezza e il processo di guarigione.

Esistono molte scuole di psicoterapia e molti approcci differenti. La maggior parte delle scuole utilizza un unico modello di riferimento, mentre alcune scuole cercano di integrare approcci differenti al loro interno e proprio in questo senso viene utilizzato il termine modello integrato.

Accenno in breve a tre tappe fondamentali nella storia della psicoterapia e anticipando una quarta tappa possibile e da me auspicata. Con Sigmund Freud nacque il primo movimento psicoterapeutico, la psicoanalisi, alla fine del 1800 e da questa si sono poi sviluppati modelli differenti di psicoterapia psicodinamica. Il secondo movimento nacque nel 1913 con il nome di comportamentismo, dove l’oggetto di indagine è appunto il comportamento osservabile e misurabile, non più la psiche e l’inconscio come nella psicoanalisi. Successivamente si svilupparono le terapie cognitive e cognitivo-comportamentali ed oggi troviamo anche qui un arcipelago assai vasto di scuole. A metà del 1900, principalmente negli USA, nacque quella che fu chiamata “terza forza”, la corrente umanistico-esistenziale, che voleva distinguersi dalla visione deterministica dell’uomo di Freud e da quella meccanicistica dei comportamentisti. Fondamentalmente questo terzo movimento vede l’uomo con molte risorse innate che possono condurlo a migliorarsi e realizzare le proprie potenzialità. All’interno della corrente umanistica troviamo la psicoterapia centrata sul cliente di Carl Rogers, la terapia della Gestalt di Fritz Perls, l’Analisi Transazionale di Eric Berne e molte altre ancora.

Se, quindi, il mio orientamento si colloca principalmente in questo terzo movimento, della psicologia umanistica, tengo un occhio ben aperto anche sugli altri due movimenti psicodinamico e cognitivo-comportamentale, poiché auspico vivamente che si realizzi un sempre un maggior dialogo tra i diversi approcci, anche nell’ottica di poter valutare ciò che può essere più utile per persone differenti.

rincipalmente i modelli teorici di riferimento che più utilizzo nel mio lavoro clinico sono l’Analisi Transazionale, soprattutto secondo il modello ridecisionale dei coniugi Goulding, e l’approccio esperienziale della Terapia della Gestalt di Perls. Non manco poi di tenere di conto di alcuni elementi di base della Programmazione Neuro Linguistica di Richard Bandler e John Grinder e del modello interpersonale sviluppato da Lorna Smith Benjamin.

Maggiori informazioni sui differenti approcci sono raccolti nella sezione “voglia di leggere”.